Rossi e Stoner sono tranquilli. Il loro contratto rispettivamente con Yamaha e Ducati, scadrà infatti solo a fine 2010. Fino a quel momento – in realtà dovranno iniziare un po’ prima – potranno fare a meno di guardarsi intorno. Ben diversa è la situazione di Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo, entrambi già a caccia di una alternativa o meglio, di una opportunità che si presenti come tale da permetter loro un qualche margine di manovra nei confronti dei rispettivi datori di lavoro, Honda e Yamaha.
Dei due Dani, obiettivamente, è quello messo peggio. Anzi, diciamo le cose come stanno: non sa dove andare. In Ducati, infatti, si sta facendo strada l’idea di riconfermare Hayden, la Suzuki non è una strada percorribile e la Yamaha, anche qualora si liberasse il posto di Lorenzo, ha già l’alternativa pronta facendo il gioco delle tre carte: un piccolo spostamento di Edwards in prima squadra, tanto per essere in regola con la stupida norma dei “rookie”, ed ecco creato un posto privilegiato per Spies nel team Tech 3. Ci credete se diciamo che Valentino spinge da matti per questa soluzione?
La situazione di Jorge Lorenzo, invece, è più complessa. Ha un solo posto dove andare, la Honda, perché lui e Casey sono cane e gatto, ma per riuscirci dovrebbe farsi una sua squadra. Senza andare a scomodare Valentino Rossi e Jeremy Burgess, che nel 2000 fecero il percorso opposto, nel 1989 Eddie Lawson, dopo tre titoli iridati conquistati con la Yamaha approdò alla Honda con un team gestito da Erv Kanemoto. Aveva lo stesso sponsor di Gardner, la Rothmans, ma era in tutto e per tutto una entità distinta.
Tutti sappiamo come andò a finire: “Awesome” Lawson mise ben presto alle corde il campione del mondo australiano, vines il suo quarto mondiale, per ritrovarsi poi appiedato alla fine della stagione, tanto da essere costretto a tornare alla Yamaha dove nel frattempo era sorto l’astro di Wayne Rainey.
La sua carriera, di fatto, era finita, anche se poi Eddie riuscì a vincere anche con la Cagiva.
A spingere Lawson ad andarsene dalla Yamaha furono una lunga serie di incomprensioni con Giacomo Agostini (da lui soprannominato “Mr. no-budget”). A convincerlo ad andarsene dalla Honda più di una incomprensione con l’HRC. Perché la Honda è la più giapponese delle quattro grandi fabbriche nipponiche.
Ma cosa potrebbe spingere Lorenzo a lasciare la Yamaha? Una sola cosa: il denaro, perché dal punto di vista tecnico non potrebbe avere migliori assicurazioni dalla casa di Iwata di quelle che gli assicura oggi la competitività della sua M1.
Mick Doohan fu costantemente tentato, nel corso della sua carriera, di fare il percorso inverno: non lo fece mai. Come mai si lasciò tentare Kevin Schwantz, del resto.
Certo, d’altro canto finchè vince Valentino Rossi in Yamaha ha una posizione di forza, ma è anche vero che Lorenzo ci si muove bene. Davanti a lui, oggi, ci sono tre strade: un rinnovo annuale sperando di vincere il mondiale 2009 e poter trattare il 2010 da una posizione di forza; un rinnovo biennale, per mettere il difficoltà Rossi, magari finendo il campionato con il numero uno in tasca; saltare la barricata e accasarsi con la Honda.
Tutte e tre le opzioni potrebbero essere esercitate al meglio qualora Jorge si trovi in lizza per il titolo. Da ciò si deduce e spiega perché Lorenzo non ha fretta di firmare.
Forse, alla fine, l’anno buono per mettersi sul mercato è il prossimo, quando anche Stoner, oltreché Vale, dovranno ridiscutere l’attuale accordo. Anche se nessuno come la Yamaha oggi ha in portafoglio tre piloti veloci, interessanti e …costosi come Rossi, Lorenzo e Spies.
Dovesse confermarli tutti, oggi, la Yamaha inizierebbe il 2010 con almeno il segno 15 seguito da sei zeri. In dollari, ovviamente.
La domanda a questo punto è: può permetterselo?
