Dopo la MOTO2...
Inviato: 07 lug 2009, 18:49
CLAMOROSO: Dopo la Moto2, anche la Moto1? La MotoGP può cambiare così...
Intanto, 17 porta sfiga. Ma, al di là di questo, 17 moto in pista (come successo a Laguna Seca) sono sul serio poche. E’ vero che Carmelo Ezpeleta, boss della Dorna, ha sempre sostenuto “meglio pochi, ma buoni” intendendo dire che sono preferibili 18/19 moto simili, come competitività, piuttosto che 22/24 di cui una parte troppo inferiore tecnicamente per dar filo da torcere alle alte. Però, è anche vero che i costi di sviluppo rimangono altissimi e che le Case sono restie ad aumentare la produzione. Ma se anche lo facessero, forse sarebbe una operazione inutile: in giro non c’è un centesimo. Così l’anno prossimo, con almeno un paio di squadre (giusto per non esagerare) in difficoltà fin da oggi, e una terza, la Kawasaki, che pare orientata a non rimanere nemmeno sotto mentite spoglie, 17 potrebbe anche diventare una pia illusione.
Così, tra Dorna (l’organizzatore del Motomondiale) e la Msma (associazione che riunisce le Case) si sta dipanando una ipotesi che, se tradotta in realtà, trasformerebbe radicalmente la MotoGP. Il concetto è semplice, e si fa forte del successo ottenuto dalla Moto2, dove le domande di iscrizione hanno raggiunto cifre record, e per la quale si è ideata una formula ibrida: telai prototipo, motore derivato dalla serie. Lampo: perché non adottare una soluzione simile anche per la MotoGP?
Qualcuno ha avuto l’idea, e l’ha cautamente fatta circolare colà dove si puote, muovendo, già a Laguna Seca, una certa curiosità. Intendiamoci: non si tratterebbe di gettare nel bidone la MotoGP così come la conosciamo oggi, ma favorirne lo sviluppo fino a trasformarla in una classe mista: accanto a prototipo puri, così come li si vedono scendere in pista oggi (con motori da 800cc), si permetterebbe l’accesso anche a mezzi con propulsori di cilindrata pari a 1000cc. Telaio libero, motore derivato dalla serie. Non ci sarebbe però un fornitore unico, e si studierebbe la maniera di far si che i motori possano essere alloggiati negli stessi telai preparati per i prototipi da 800cc.
Per evitare che i 200cc in più favoriscano le Moto 1 (se fosse, potrebbero anche chiamarle così, per omogeneità) si adotterebbero accorgimenti. Restrittori del flusso d’aria, magari. Ma le ipotesi tecniche sono ancora lontanissime: si tratta, adesso, di valutare quanto la proposta possa risultare appetibile alle diverse parti in causa.
Tra i team, c’è chi dimostra curiosità. Di più: interesse. A conti fatti, il bilancio richiesto per l’acquisto e la gestione di una moto del genere sarebbe considerevolmente più basso di un prototipo puro. E magari, su alcuni circuii, le Moto 1 non sfigurerebbero neppure. E, considerando che i debuttanti dovrebbero correre con quelle (attualmente, chi si iscrive per la prima volta alla MotoGP può farlo solo con un team satellite, oltre che con Suzuki, per la quale è stata emanata una deroga) la situazione risulterebbe anche interessante.
Le implicazioni sarebbero ampie. Si formerebbe una sorta di serie A1 ed A2, ed il passaggio Moto2-MotoGP risulterebbe smussato. Resterà solo un argomento da angoli del paddock, evaporando poco a poco, o prenderà consistenza sempre maggiore, fino a diventare soggetto di aperto dibattito? Si aprirà un nuovo fronte con la Sbk?
Qualcosa del genere, a dire il vero, si era già visto, nel Motomondiale. Buon testimone Peter Clifford, che oggi si occupa della Rookies Cup, la categoria addestrativa per i poco più che bambini, ma che all’inizio del nuovo millennio era stato coinvolto nel progetto Wcm. Una squadra che allineava due moto nella massima categoria, utilizzando (appunto) motori derivati di serie (Yamaha). Quella volta, l’idea del gruppo anglo-neozelandese non era piaciuta, agli organizzatori, che avevano arricciato il naso. Erano però tempi di vacche grasse; la crisi, oggi, ha riportato di moda la microgonna, confermando la relazione, intuita già dagli economisti degli anni ’70, secondo cui quando gli indici di borsa scendono, le falde degli abiti da donna salgono. Forse, si ripescherà anche qualche idea che nel Motomondiale accorci i budget. A costo di far sobbalzare.
Intanto, 17 porta sfiga. Ma, al di là di questo, 17 moto in pista (come successo a Laguna Seca) sono sul serio poche. E’ vero che Carmelo Ezpeleta, boss della Dorna, ha sempre sostenuto “meglio pochi, ma buoni” intendendo dire che sono preferibili 18/19 moto simili, come competitività, piuttosto che 22/24 di cui una parte troppo inferiore tecnicamente per dar filo da torcere alle alte. Però, è anche vero che i costi di sviluppo rimangono altissimi e che le Case sono restie ad aumentare la produzione. Ma se anche lo facessero, forse sarebbe una operazione inutile: in giro non c’è un centesimo. Così l’anno prossimo, con almeno un paio di squadre (giusto per non esagerare) in difficoltà fin da oggi, e una terza, la Kawasaki, che pare orientata a non rimanere nemmeno sotto mentite spoglie, 17 potrebbe anche diventare una pia illusione.
Così, tra Dorna (l’organizzatore del Motomondiale) e la Msma (associazione che riunisce le Case) si sta dipanando una ipotesi che, se tradotta in realtà, trasformerebbe radicalmente la MotoGP. Il concetto è semplice, e si fa forte del successo ottenuto dalla Moto2, dove le domande di iscrizione hanno raggiunto cifre record, e per la quale si è ideata una formula ibrida: telai prototipo, motore derivato dalla serie. Lampo: perché non adottare una soluzione simile anche per la MotoGP?
Qualcuno ha avuto l’idea, e l’ha cautamente fatta circolare colà dove si puote, muovendo, già a Laguna Seca, una certa curiosità. Intendiamoci: non si tratterebbe di gettare nel bidone la MotoGP così come la conosciamo oggi, ma favorirne lo sviluppo fino a trasformarla in una classe mista: accanto a prototipo puri, così come li si vedono scendere in pista oggi (con motori da 800cc), si permetterebbe l’accesso anche a mezzi con propulsori di cilindrata pari a 1000cc. Telaio libero, motore derivato dalla serie. Non ci sarebbe però un fornitore unico, e si studierebbe la maniera di far si che i motori possano essere alloggiati negli stessi telai preparati per i prototipi da 800cc.
Per evitare che i 200cc in più favoriscano le Moto 1 (se fosse, potrebbero anche chiamarle così, per omogeneità) si adotterebbero accorgimenti. Restrittori del flusso d’aria, magari. Ma le ipotesi tecniche sono ancora lontanissime: si tratta, adesso, di valutare quanto la proposta possa risultare appetibile alle diverse parti in causa.
Tra i team, c’è chi dimostra curiosità. Di più: interesse. A conti fatti, il bilancio richiesto per l’acquisto e la gestione di una moto del genere sarebbe considerevolmente più basso di un prototipo puro. E magari, su alcuni circuii, le Moto 1 non sfigurerebbero neppure. E, considerando che i debuttanti dovrebbero correre con quelle (attualmente, chi si iscrive per la prima volta alla MotoGP può farlo solo con un team satellite, oltre che con Suzuki, per la quale è stata emanata una deroga) la situazione risulterebbe anche interessante.
Le implicazioni sarebbero ampie. Si formerebbe una sorta di serie A1 ed A2, ed il passaggio Moto2-MotoGP risulterebbe smussato. Resterà solo un argomento da angoli del paddock, evaporando poco a poco, o prenderà consistenza sempre maggiore, fino a diventare soggetto di aperto dibattito? Si aprirà un nuovo fronte con la Sbk?
Qualcosa del genere, a dire il vero, si era già visto, nel Motomondiale. Buon testimone Peter Clifford, che oggi si occupa della Rookies Cup, la categoria addestrativa per i poco più che bambini, ma che all’inizio del nuovo millennio era stato coinvolto nel progetto Wcm. Una squadra che allineava due moto nella massima categoria, utilizzando (appunto) motori derivati di serie (Yamaha). Quella volta, l’idea del gruppo anglo-neozelandese non era piaciuta, agli organizzatori, che avevano arricciato il naso. Erano però tempi di vacche grasse; la crisi, oggi, ha riportato di moda la microgonna, confermando la relazione, intuita già dagli economisti degli anni ’70, secondo cui quando gli indici di borsa scendono, le falde degli abiti da donna salgono. Forse, si ripescherà anche qualche idea che nel Motomondiale accorci i budget. A costo di far sobbalzare.